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La lezione di New Orleans

Vi espongo alcuni fatti storici, legati alla città americana di New Orleans, che molti considerano famosa per il Jazz e molti altri per l'uragano Katrina,perchè vorrei trovare una risposta ad una mia considerazione: la musica è comunicazione?
Immaginando l'importanza che riveste la comunicazione nel tessuto sociale ad esempio per il superamento delle difficoltà fra i popoli (ripudiando la guerra mi riferisco alla diplomazia che si fonda [anche] sul dialogo), mi sono scontrato con la mia ferma convinzione che la musica è solo espressione di se stessi, certo anche così emettiamo un messaggio, ma per divenire comunicazione non dovrebbe esserci qualcuno a riceverlo?


[piccoli cenni storici]


Fondata nel 1718 dai francesi restò legata alla Francia fino alla guerra dei sette anni (1755) , per un breve periodo sotto il dominio spagnolo, fu merito di Napoleone la riconquista e la vendita agli Stati Uniti nel 1803.
Da quel momento la città vide in poco più di quarant'anni decuplicare la popolazione, le attività commerciali si svilupparono contribuendo ad un grande cambiamento che fece diventare New Orleans la quarta città degli Stati Uniti.

[la popolazione]


Quello che possiamo considerare un punto chiave è da ricercare proprio nella composizione della popolazione, ai loro usi e costumi all'inizio del 1800.La città
divenne un crocevia di schiavi e dei loro padroni provenienti da diverse parti del mondo; intorno al 1810, agli schiavi delle Indie occidentali, si aggiunse l'arrivo di numerosi schiavi provenienti da Haiti che portarono con se i riti voodoo e la magia nera, mentre dall'india arrivò il gusto del lusso e dello sfarzo. Dall'Europa arrivarono ondate di emigranti, molti gli italiani fino a divenire il maggior gruppo extra-americano, dal resto degli Stati Uniti giunsero mercanti e coloni di origine inglese e di religione protestante e dall'Africa schiavi di diverse tribù ed etnie.

La città prese così a vivere con più anime, da un lato europea-protestante, dall'altra africana-cattolica,ma pur sempre considerata la capitale della magia nera.
Non abbiamo più la netta divisione di bianchi e neri, ma di razze intermedie come i creoli di colore nati dagli incontri dei padroni bianche con la schiavitù nera.

[la libertà]




Gli schiavi erano trattati con estrema durezza ma lasciati liberi di vivere nelle proprie tradizioni e nei propri culti, e fra gli "usi e costumi" legati ai riti voodoo va aggiunta la danza, la musica e il canto.


[il razzismo]


La convivenza si sà, è difficile, così un lento inesorabile declino legato ad una lenta inesorabile diffusione della tradizione anglosassone-protestante, sfociò nel 1894 con violenti discriminazioni fra le razze.


Fu una vera tragedia per i creoli che abituati a vivere con i bianchi si videro "declassare" e confinati a vivere nella parte della città nera.

Un nuovo evento mischia i destini. I musicisti creoli che vivevano nei quartieri neri, portarono la musica europea, specialmente francese, nella uptown dove si suonava una musica violenta, rozza, vicino agli spirituals ed ai canti blues di campagna con l'effetto di un raffinamento tecnico della musica dei neri.

Siamo ai primi del 1900, non si parla ancora di jazz ma in quegli anni erano molto diffuse le brass band , delle bande musicali marcianti impiegate nelle parate per lo più durante i funerali. In esse troviamo i progenitori del jazz e molti dei maestri creoli costretti dalla discriminazione razziale alla convivenza con i neri, esse furono scuola per la prima generazione dei musicisti jazz che conquistarono il mondo, fra cui Louis Armstrong.

[la morale]



Ci sono un'infinità di spunti a carattere morale che possiamo trarre da poco più di un secolo di storia di vita di New Orleans.

* Prima fra tutte è che ancora una volta per capire cosa siamo bisogna guardare da dove veniamo e quello che abbiamo fatto.

* New Orleans, ha consegnato alla Storia, la testimonianza che l'incontro fra culture diverse, seppure affrontando un percorso difficile, di paura e sofferenza, porta solo ricchezza.

*La musica si ripropone come comune denominatore fra le diversità, diviene il linguaggio per esprimere sentimenti di odio e sofferenza, di amore e felicità, parla per i muti e arriva a farsi ascoltare dai sordi.

[conclusione]


Non esiste una conclusione, ognuno può considerare la musica come propria ma non sarà mai così, piuttosto è una lingua viva, parte attiva di un processo comunicativo costante che si evolve e si fa ricco dei contributi degli attori, potente come ogni comunicazione che nasce in contesti di sofferenza e di speranza.

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